Il nostro più grande digiuno è fatto di nostalgia. Ci manca. Ci manca Gesù di Nazareth. Dicono che la Chiesa, l’assemblea dei discepoli, è amata come una sposa da Cristo. Se questo è vero, ed è vero, il nostro più grande digiuno è proprio non avere con noi lo sposo, non avere con noi Gesù.
C’è forse digiuno più faticoso dell’assenza di chi si ama? Lo cerchiamo, come lui stesso ci ha detto, in ogni persona, soprattutto in chi ha bisogno. E tutti abbiamo bisogno. Tutti digiunanti affamati di un po’ d’amore, di un briciolo di compassione, che qualcuno si accorga di noi.
Ecco perché è fondamentale stare uniti, frequentarsi tra fratelli e sorelle discepoli di Gesù. Perché è l’unico modo per non farsi sopraffare dalla nostalgia e morire dal digiuno. Sento compassione per loro che mi seguono. Non hanno da mangiare e, se li rimando digiuni, verranno meno lungo il cammino, disse un giorno Gesù stesso e moltiplicò il pane per loro. Lo moltiplica ancora ogni domenica all’altare. È il suo tentativo di rompere il digiuno d’assenza e rendersi presente. Mai dunque negare l’Eucarestia a un battezzato. È già troppo duro il cammino senza il Maestro.
Ma non dimentichiamo che anche per lui è digiuno stare senza di noi. Molti, non vedendolo, lo dimenticano. Alcuni si ricordano di lui solo nel bisogno. Altri, pochi, stanno con lui alcuni minuti al giorno. Minuti sacri che lui attende impaziente, interrompendo il digiuno e recuperando forze. Stiamo uniti tra noi e a lui… per saperne di più. https://lalocandadellaparola.com/2023/02/24/nostalgia-2/